L’impatto della pandemia di COVID-19 su bambini e adolescenti

Studi recenti evidenziano il forte impatto della Pandemia COVID-19 sulla prevalenza dei disturbi mentali, determinando a livello globale,  nel periodo compreso tra gennaio 2020 e gennaio 2021, effetti importanti in termini di perdita di salute.



In particolare uno studio pubblicato su Lancet “Global prevalence and burden of depressive and anxiety disorders in 204 countries and territories in 2020 due to the COVID-19 pandemic” si è focalizzato sulla prevalenza del disturbo depressivo maggiore e dei disturbi d’ansia, distinguendo la popolazione mondiale in base ad età, secco e area geografica e mostrando come entrambi i disturbi siano significativamente aumentati nel 2020 a causa della pandemia.

L’incremento della prevalenza non è dipeso da un unico fattore, ma è stato causato da una serie di effetti combinati relativi sia alla diffusione del Virus che al Lockdown. All’innalzamento della prevalenza di tali disturbi hanno contribuito in maniera sinergica diversi fattori: la diminuzione degli spostamenti, la chiusura delle scuole, la chiusura degli esercizi commerciali, la diminuzione delle interazioni sociali, etc. Sono stati maggiormente colpiti i giovani e il sesso femminile.


La chiusura delle scuole e le restrizioni sociali hanno influito sulla capacità dei giovani di apprendere e di relazionarsi tra loro, oltre che sulla possibilità di trovare un’occupazione. L’UNESCO ha dichiarato infatti che la pandemia ha creato una delle più gravi crisi della storia nei sistemi educativi globali, costringendo oltre 1,6 miliardi di studenti in oltre 190 paesi ad abbandonare la scuola nel 2020.

Ma la chiusura delle scuola non ha causato solo la cosiddetta “learning loss”, ovvero il mancato apprendimento dal punto di vista delle competenze cognitive: ha causato anche problematiche fisiche, mentali e della sfera socio-emozionale, a seguito della condizione di isolamento.


Sono stati riscontrati 3 effetti:


  • Impatto sull’apprendimento: la cosiddetta “povertà educativa” in merito alla riduzione dell’acquisizione delle competenze scolastiche di base, come dimostrato dai dati INVALSI del2021, che evidenziano una vera e propria emergenza educativa. Inoltre è aumentata la dispersione scolastica, sia implicita (coloro che escono dal percorso di studi senza le competenze necessarie per l‘inserimento nella società) che esplicita (abbandono scolastico).

  • Impatto negativo sugli stili di vita: il distanziamento sociale ha comportato forte diminuzione dell’attività fisica, maggiore sedentarietà, esposizione a pattern alimentari ipercalorici e non sani, con un potenziale conseguente aumento del sovrappeso e dell’obesità infantile (già prima della pandemia in crescita), disturbi del sonno, peggioramento della gestione del tempo libero con aumento del tempo passato davanti a tablet, smartphone, pc, social; 

  • Impatto sulla salute mentale: maggior irritabilità e sintomi di stress (irrequietezza e ansia da separazione) nei bambini più piccoli (oltre alla difficoltà nell’elaborare eventi quali la pandemia o possibili lutti); aumento dei sintomi di depressione e ansia e disturbi dell’alimentazione negli adolescenti. Infine anche i genitori sono stati messi a dura prova col rischio di riduzione della capacità di far fronte ai bisogni emotivi e di supporto dei figli. 


È evidente che la tutela del benessere delle giovani generazioni non può limitarsi unicamente alla ripresa delle attività didattiche in presenza, ma è necessario includere anche il riconoscimento, la comprensione e la presa in carico dei disturbi cognitivi e delle problematiche emerse successivamente.

Per tale motivo oggi gli interventi necessari devono considerare come questi tre effetti (sull’apprendimento, sulla salute fisica e su quella mentale) interagiscano sinergicamente tra loro, ed è quindi indispensabile delineare delle azioni e degli interventi che tengano in considerazione tutte le dimensioni considerate.

La scuola risulta un contesto privilegiato per mettere in pratica tali interventi, perché non è solo il luogo in cui avviene  l’apprendimento di nozioni cognitive, ma è anche il luogo dove si acquisiscono competenze relazionali sociali emotive e culturali che risultano fondamentali per la promozione della salute e del benessere.

Si è riflettuto sulla necessità che l’educazione acquisisca nuove modalità di apprendimento, complementari a quelle tradizionali, nella natura e nella comunità.


Ad esempio la proposta pedagogica dell’Outdoor education (educazione all’aperto), oltre ai noti benefici dal punto di vista fisico, mentale, relazionale, emotivo e sociale, offre una risposta anche ai nuovi stili di vita imposti dalla pandemia di COVID-19. Nel contesto dell’attuale pandemia, l’outdoor education diviene ancora più importante perché fornisce un contesto idoneo per mantenere il distanziamento fisico e garantisce un basso rischio di contagio, preservando così la frequenza scolastica degli alunni e al contempo la sicurezza sanitaria.

La pandemia ha causato delle conseguenze imprevedibili, rompendo i ritmi e le abitudini della nostra quotidianità, come anche nel mondo della scuola.  L’educazione nella natura,  da questo punto di vista, può preparare all’imprevisto, può essere di aiuto nel comprendere che non sempre tutto va sempre come immaginiamo, che ci sono eventi di discontinuità che non possiamo controllare e che possono generare effetti inaspettati.


Riferimenti Bibliografici